Gruppo scout AGESCI Bracciano 1

17.1.08

Jes alla Sapienza - a volte ritornano

Postiamo il bellissimo racconto di Jes del suo tentativo di assistere all'apertura dell'anno accademico della SUA università.
I nostri "partiti" sono sempre con noi.


Voglio raccontarvi la mia giornata passata all'università; molte cose le avete lette o sentite, vediamo se riesco a rendere meglio l'idea.

L'ARRIVO
Questa mattina a fatica mi alzo per andare all'università, convinto di poter assistere alla tanto attesa Inaugurazione dell'anno accademico.
Sorvolando sulle varie controversie legate al mio viaggio arrivo alla fermata della metro Policlinico. Con passo felpato mi dirigo verso gli ingressi della città universitaria. Subito mi colpiscono le file di pullman della polizia parcheggiati al lato della strada...la cosa mi fa pensare che sarà una gran bella giornata.
Giungo dunque al cancello a me più vicino, ma c'è qualcosa di strano: una decina di agenti della polizia controllano l'ingresso, per entrare occorre dimostrare di frequentare o di lavorare in quell'università.
Naturalmente la cosa genera indignazione, ma soprattutto incredulità.Molti infatti non si sono preoccupati di portare il tesserino, alcuni neanche lo hanno mai ricevuto; non posso fare altro che mettermi in fila!
Un ragazzo alto, capelli lunghi, neri, improvvisamente cala un rutto portentoso e si allontana.La cosa genera una certa ilarità, distraendo anche chi mi sta davanti.Colgo l'occasione e mi presento alla corte dei vigilantes. Mostro il tesserino, ma attenzione, non basta. Mi viene chiesto di aprire lo zaino e con fierezza tiro fuori il mio quaderno di fisica. Sono ok, posso entrare.

INTRIGO A DE LOLLIS
Non ci credo, sono dentro l'università, ma devo restare calmo. Mi volto e vedo al cancello professori che invano cercano di spiegare che sono 30 anni che lavorano in questo posto e studenti che ripetono cose a vanvera per dimostrare che proprio oggi hanno l'esame. Insistendo comunque molti sono riusciti ad entrare, così come molti se ne sono andati.
Subito mi dirigo verso l'aula magna, l'ora x sta per scattare.
Un'altro intoppo frena però il mio ardore. Tutta la zona è transennata, cordoni di polizziotti presiedono l'intera area intorno al rettorato e dunque all'aula magna. Non ci voleva...faccio un giro mostruoso, noto che ogni ingresso è controllato da 10 o più poliziotti. L'unica strada che posso seguire mi porta nelle vicinanze dell'ingresso che da in via De Lollis. Sento dei cori, un ragazzo che parla col megafono. Decido di avvicinarmi, sperando che quel ragazzo nn sia lo stesso del rutto.
La cosa mi fa spalancare gli occhi. Un gruppo di poco più di 100 manifestanti è lì che urla slogan di vario tipo, ultimo arrivato quello contro la "città militare".
Vicino a loro altrettanti agenti pronti a caricare. Il blocco posto all'ingresso impedisce ai manifestanti di entrare nella città, quando tutto ciò era anche stato autorizzato dalle autorità universitarie.

LA SIGNORINA
Mi allontano da quel triste spettacolo e cerco di avvicinarmi alla dannata aula magna. Camminando vedo delle strane figure, abbastanza ridicole, che vanno in giro in borghese ma con un distintivo appeso alla giacca, stile sceriffo. Fermo uno di loro e mi dice che sono agenti di sicurezza privati. Subito dopo incontro una troupe televisiva che vuole farmi un'intervista; io rifiuto usando tutta la mia esperienza: dico loro che devo urgentemente andare al bagno. Finalmente giungo davanti all'aula magna. Una lunga fila di celebrità fa il suo ingresso mostrando il documento e l'invito per partecipare alla cerimonia. Spavaldo mi avvicino alla simpatica ragazza che si occupa degli ingressi e mi dice che gli studenti non possono entrare, forse più tardi. Sorrido e resto per un pò fermo a fissarla...infondo non è poi così simpatica. Intanto arrivano i macchinoni dei vips e dal nulla sbucano una serie di manifestanti , circa una 50ina, che prontamente srotolano uno striscione.Sono di azione universitaria, urlano alla vergogna e vogliono le dimissioni del rettore.

L'INCONTRO
A questo punto non so cosa fare. Mi piazzo davanti all'aula magna e ne approfitto per guardarmi intorno. L'università è piena zeppa di poliziotti e agenti di sicurezza; i pochi studenti che girano cercano di raggiungere le proprie aule a passo di leopardo. Tra questi riconosco Teddy e Vania. Mi unisco a loro e raggiungiamo la facoltà di lettere. Inutile dire che un cordone di poliziotti controlla le transenne che danno verso l'ingresso della facoltà. Qui tutti sono attaccati al cellulare per raccontare ad amici e parenti la surreale giornata che stanno vivendo in questa stramba università. Ci basta qualche occhiata per concordare sul fatto che tutto quello che sta accadendo è assurdo, così tanto che diventa anche ridicolo.

IL DUBBIO
Dopo del tempo passato con loro, un dubbio atroce interrompe la mia tranquillità: ma io oggi che cazzo sono venuto a fare? Non potevo arrendermi così, saluto i miei colleghi e riparto alla volta dell'aula magna. Stavolta la signorina non c'è, pare nn ci sia nessuno. Entro, con decisione salgo le scale. Diverse figure vestite a carnevale percorrono i corridoi, ma la mia attenzione cade su dei ragazzi con un bavaglino al collo. Il mio pensiero è stato:"ma so entrati questi e non posso entrare io?!", poi a casa ho trovato spiegazioni. Mi affaccio nell'aula magna , ma non entro, qualcuno sta leggendo il discorso del papa. Resto lì, appoggiato vicino alla porta, ad ascoltare.

UN TRISTE FINALE
Finisce il discorso, non so se sono un intruso o se posso rimanere. Nel dubbio me ne vado. Attraverso per l'ultima volta la città universitaria. Ora la pioggia permette di distinguere ancora meglio gli studenti, sono gli unici con gli ombrelli. Ne vedo una decina in tutto, mentre centinaia di poliziotti stanno ancora fermi senza far niente, perchè non c'è niente. Mi appresto ad andare in un mondo completamente diverso. Esco dalla città ed attraverso la strada. Sono nel territorio di ingegneria, non capisco, qui c'è il sole. Sembra che non sia mai successo nulla, tutti filano a lezione come delle supposte inzuppate nella vaselina. Come al solito da questo lato della strada nessuno si preoccupa di quello che accade nella propria università. Improvvisamente un tonfo al cuore, tutto quello che penso può essere smentito. Vedo un gruppo di 40 ragazzi piazzato in mezzo alla strada, non mi dire, giusto o sbagliato che sia, qualcosa si muove anche qui. Mi avvicino. No, è solo la Roma che ha passato il turno di coppa Italia, ma questa è un'altra storia...

Torno a casa con l'unico rammarico di non aver assistito alla frocessione...

JES