Gruppo scout AGESCI Bracciano 1

28.2.09

FUTURO ENERGETICO

Per scalare una montagna bisogna impegnarsi, faticare. Non è facile. Se però la volontà è grande e i mezzi ci sono, si compiono passi avanti e si arriva in cima. Si possono incontrare difficoltà, problemi che però con coscienza ed impegno si superano. E’ evidente che nella nostra scalata del monte “Ambiente”, noi italiani abbiamo qualche difficoltà. Così al fatto che non rispettiamo il trattato di Kyoto si aggiunge anche un altro scoglio da superare: il nucleare. “Dobbiamo svegliarci dal nostro sonno” dice il premier riferendosi alla costruzione d’impianti nucleari mentre sigla l’accordo con il presidente Sarkosy per la realizzazione di quattro centrali a reattori di terza generazione Epr sul suolo italiano. Un’altra volta ci facciamo illudere dalle apparenze. Quando si parla di risparmio energetico per via del confronto dei prezzi al Kilowat tra le varie fonti energetiche, spesso si accantonano quelli che sono i veri problemi del nucleare: la costruzione, la manutenzione e la sicurezza. Il costo dell’EPR da 1600 MWe (il reattore europeo di III Generazione fornito dalla franco-tedesca Areva) è di tre miliardi di euro considerando che l’iter da percorrere prima dell’edificazione e la messa in funzione è di circa 12-13 anni (il percorso burocratico e pratico dell’ultimo reattore costruito in Finlandia è iniziato nel 1998 e terminerà nel 2011 con la messa in funzione dell’impianto). C’è realmente da sperare nel futuro. Ma date le condizioni attuali, credo sia più importante investire nell’immediato futuro piuttosto che credere in una falsa speranza. Se si considera poi, che le scorie radioattive rappresentano ancora un problema oggi, ci si ferma a pensare. Le scorie sono classificate in base alla loro radioattività. Dei 40.000 metri cubi di rifiuti radioattivi prodotti all’anno in Europa, 4.000 sono classificati come rifiuti ad alta radioattività e non possono essere smaltiti come i restanti che perdono il loro potenziale radioattivo nell’ordine di qualche secolo. Il loro percorso è tuttora ignoto visto che l’unico modo conosciuto ora è quello di rinchiuderli in cave geologicamente favorevoli a 600-800 metri di profondità. Per non parlare del fatto che l’uranio non è una fonte rinnovabile. Anzi. In Italia, nei pressi di Bergamo, si trova una miniera dalla quale si potrebbero estrarre 1300 tonnellate del materiale in questione, ma i lavori sono ancora bloccati per l’elevato costo dell’operazione. Per quello che riguarda la sicurezza, è chiaro che le nuove tecnologie permettono un livello di controllo maggiore ma i danni, nel caso d’incidente, sono “abbastanza” rilevanti. E’ difficile o facile da capire il motivo per il quale accettare un rischio inutile quando l’energia del futuro, tra cui il sole, bussa alla nostra porta. Nonostante le opportunità che abbiamo, ci ritroviamo a dover finire di smantellare i residui di centrali nucleari del passato che, secondo dati di Legambiente, si concentrano tuttora in almeno quattro siti in Italia (di cui uno nei pressi di Latina). Se invece di fare i propri interessi o essere ignoranti, i nostri politici fossero rappresentanti di un paese, potremmo investire nelle energie realmente pulite e rinnovabili. Pensare che parte del mondo scali il monte e l’Italia, un’altra volta, faccia un passo indietro colpisce e ferisce il nostro impegno politico. Se il popolo Italiano fosse più responsabile le figure politiche attuali, non si permetterebbero di smantellare un sistema scolastico creando ignoranza e approfittarne agendo scrupolosamente proponendo un sistema energetico fuori da ogni schema logico e razionale.


Di Simone Perra

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