Questo racconto (e altri che probabilmente seguiranno) sono scaturiti dalle menti dei ragazzi del Clan durante la route. Il seguente è stato febbrilmente (non c'è dubbio) scritto da Matteo Mazzieri.In quel tempo, Teddy passeggiava per le rive del lago Titicaca, in Zambia, e come al solito era circondato dai suoi quattro discepoli prediletti: Francesco da Alghero, detto Jes (che forse stava per Jessica, non si è mai capito), Ivan da Macomer, Daniele da Orgasole (detto Dany per le sue note attitudini) e Flavio da Ostumi.
Predicava il giorno a tanti contadinotti che vivevano di pesca (i contadini? di pesca? NdBigio) sul lago e un giorno disse: "Miei cari amici, in verità in verità vi dico, che un cammello non passa per un chiavistello, ma una chiave sì!"
"Ma che minchia significa?" - Si dissero i condadinotti, da sempre abituati a far montare le proprie capre e pecore.
"Oh, stolti che non capite una mazza, ascoltate: un giorno sotto la pioggia dieci scouts si avventurarono alle foci di un fiume e risalirono più volte la cresta di un monte! Nessuno si lamentò, nessuno ad eccezione di uno, me medesimo! E quindi vi domando: chi vi sembra il migliore? Jes? No. Ivan? No, no, no... Paola, forse?
Stolti! Uomini stupidi! Che badate più all'utile che al dilettevole! Non vi ricordate forse delle scarpe di Teddy, tutte inzuppate! E di Michele che si incazzò come una belva con lui...
Metti i piedi in diagonale e non ad angolo retto! E non scivolare, cazzo!Ma io vi dico che anche lui si sbagliò. Difatti ciò che contava veramente non era passare indenni tra quegli spini ma fare come il buon Teddy: attaccarsi come un deficiente alla parete del fiume! Per cui, miei cari, adesso vi saluto che devo andare in bagno!"
