Elogio della Follia
Di Teddy da Rotterdam
Un secondo racconto di Teddy, sempre ispirato alla nostra Route.
Chi vi parla è la "follia"! Che investì le vostre azioni, proprio come ora investe la mente di chi vi scrive. E' costui un maniaco agostiniano con l'animo tutto votato a quel santo pastore di anime che ha il nome di Benedetto XVI. Oh, anch'io visitai la sua mente mentre scriveva il suo catechismo. Ma torniamo a noi.
Io ero con voi in quella splendida giornata in cui mi sembravano aprirsi le cataratte del cielo. Ma sì, tuoni e nembi, tutti io ve li ho fatti sopportare, per saggiare la vostra tempra e in particolare di uno, Teddy si chiama.
Ancora sguazza nelle foci dello Arno, con Jes che lo aiuta e lo lascia appeso come un salame sulle sponde dell'affluente del fiume.
Bene signori, ora sapete chi sono, ma con quale termine dovrei rivolgermi a voi, che siete adepti di una così malsana idea? Forse "pazzi furiosi" sarebbe il termine più adatto. Pazzi furiosi voi che sul versante sbagliato ridevate come dementi! Ancora ricordo il volto ilare di Lorena, che forse voleva piangere...
Ma la follia è fonte del piacere, e voi che godeste della salita asfissiante che avete sostenuto, ricordate: anche Sofocle nell'Aiace dice che Non aver senno è la vita più dolce...
Cos'altro dirvi se non che questa non è stata una cosa seria? I greci dicevano che spesso un folle dice cose assennate: forse voi vorrete un buon epilogo da me, ma signori miei, non ne sarei capace!
Fate questo invece: appena finito vi prego di alzarvi in piedi, brindare a me e applaudirmi.
2 Commenti:
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Per non parlare dell'espressione attonita del soggetto ammonito, di cui intravediamo solo le mani, drammaticamente raccolte nei capelli, ed il naso, vibrante di sconcerto e disperazione. Uno scorcio di realtà, un'epopea nel vissuto, una storia di epica semplicità.
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